Ieri sera, appuntamento che aspettavo da settimane, ho visto con enorme piacere lo spettacolo teatrale "Il sergente" di Marco Paolini, trasmesso in diretta dalla sempre migliore LA7.
"Con enorme piacere" per almeno 2 motivi principali:
1- Come diceva giustamente ieri Ritanna Armeni nel dibattito di "Otto e Mezzo" che ha preceduto la diretta, "nessuno in Tv fa più vedere certe cose". In effetti, a parte Report, W l'Italia in diretta di Jovene, qualcosa di Annozero e poco altro, in Italia per vedere documentari o trasmissioni di reportage seri, e ricostruzioni (anche teatrali, come quelle proposta da Paolini) di avvenimenti storici, bisogna affidarsi quasi unicamente al satellite, e sapere un pò di inglese e tedesco fondamentalmente. Secondo appunto: il teatro, ed in particolare un certo tipo di teatro, dalla televisione italiana è praticamente ormai inesistente, escluso a priori.
2- Enorme piacere è stato per me il riascoltare, grazie a Paolini, la storia e il racconto della campagna di Russia. Mio nonno è stato in Russia, prima in guerra e poi in prigionia, e penso di essere cresciuto a pane, Russia e Feste dell'Unità (con bandiera rossa, l'Internazionale, Bella ciao e tutto il resto), penso di aver avuto l'estremo privilegio di sapere dalla voce di chi c'è stato, e di chi tra l'altro ha avuto la fortuna di riuscire a tornare a casa (vedendo tanti amici, e anche parenti, non tornare), i racconti e i particolari di una delle campagne militari più atroci e allo stesso tempo più assurdi della storia del nostro Paese. E' stato molto bravo Paolini in questo: a far comprendere, partendo dai racconti delle persone, e dal suo viaggio, a mostrare l'assurdità più totale della guerra in generale, ma in particolare di QUELLA guerra.
Mio nonno per fortuna è tornato a casa, ogni giorno mi ha raccontato una storia diversa, mi ha cantato tante canzoni tipiche russe, mi ha insegnato tante parole, mi ha fatto vivere attraverso i suoi occhi quello che ha vissuto lui, magari romanzandolo per non farlo diventare troppo duro per un bambino come me, ma facendomi gustare i colori del Don, i dialetti dei suoi compagni, le tante cose che ha imparato in prigionia, l'amore che ha coltivato per i russi, le tante vicissitudini che ha passato nel tornare a casa praticamente a piedi.
"Eh, se ce l'ho fatta io a tornare a casa dalla Russia....", mi diceva sempre quando magari faticavo a fare una cosa, o ero in un momento di difficoltà: mi abbracciava, mi stringeva, mi diceva quelle parole, e io capivo che ce l'avrei fatta, se ce l'aveva fatta lui a tornare a piedi dalla Russia. Grazie nonno, e grazie Paolini per avermi fatto ricordare quanto mi/ci mancano gli uomini come mio nonno, di un'altra pasta, di un'altra epoca, di un'altra profondità d'animo.
mercoledì, ottobre 31, 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento