
La libertà d'espressione, quando si deve relazionare con gli ambienti di lavoro, sembra che in Italia valga fino ad un certo punto, quando appaiono notizie come queste: "Genova -Collaborarono con Report, licenziati 4 ferrovieri.
La curatrice del programma, Milena Gabanelli, ha subito dichiarato che: "Quelle lettere di licenziamento sembrano un dispaccio del Ventennio»
La cosa incredibile in tutta la vicenda è il fatto che, paradossalmente, senza quel filmato, senza quell'inchiesta, ben pochi avrebbero potuto venire a conoscenza delle pazzesche schifezze che la privatizzazione di servizi fondamentali e potenzialmente pericolosi come il trasporto ferroviario può portare con sè. (vd.Ken Loach)
In generale quando devi venire a conoscenza di un problema per svelarlo di fronte all'opinione pubblica hai bisogno essenzialmente di due "attori": un giornalista-cittadino-ecc. che si prende la briga di compiere l'inchiesta e indagare attivamente a fondo la questione e una o più persone che danno informazioni utili al suddetto cronista.
In un paese che censura il primo attore e licenzia il secondo, chi troverà ancora le forze e gli spazi per far sentire la sua voce? Il mediattivismo e la rete possono essere dei luoghi per arrivare a cambiamenti reali?
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